ALESSANDRO BIANCHI



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Alessandro Bianchi nasce a Livorno nel 1970.
Alcuni anni fa, sentita la necessità di esprimere se stesso attraverso l’Arte, dopo primi approcci alla fotografia paesaggistica, completati con un corso di base, ha trovato nella pittura la soddisfazione ricercata.
Da autodidatta ha provato i primi dipinti di paesaggio, per poi passare alla forma astratta, fino ad ultimare oggi una serie di opere dedicate ai volti femminili integrati nel tema astratto.
La passione verso la pittura emerge particolarmente dal 1998, anno in cui ha iniziato a sentire le prime attrazioni verso i colori e le tele. Scoperta, la sensazione è divenuta una priorità.
Dal 2005 ha partecipato a varie Rassegne Collettive a Livorno, Pisa, Tirrenia, Castellina Marittima, Arezzo, Cecina.
Durante questi anni è stato significativo il passaggio dalla pittura ad olio su tela alla pittura acrilica su basi di gesso integrate in telai di legno interamente costruiti da sè.
Questi lavori, svolti con passione, gratificano il suo piacere di dedicarsi all'arte, potendo così esprimersi, rendendo pubbliche le proprie opere e condividerle con le persone.

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Rispondendo ad un insopprimibile anelito ad esprimere la propria interiorità attraverso l’attività artistica, Alessandro Bianchi, dopo aver approcciato la fotografia paesaggistica, si è avvicinato all’attività creativa pittorica da autodidatta, cimentandosi in diverse tecniche e linguaggi.
Nel suo personale percorso di ricerca, l’artista ha trovato nella combinazione di diversi mezzi espressivi e materiali la sintesi per la propria estetica, elaborando uno stile originale che si caratterizza per l’integrazione di una base tendenzialmente figurativa nel tema astratto.
Ad una immediata osservazione dei suoi lavori, la sua pittura pare legata a iconografie che da un lato affondano le radici nella tradizione pittorica, dall’altro, soprattutto in alcuni esiti, in quella fotografica, cinematografica e forse anche, per certi versi, pubblicitaria.
Il mondo dipinto dall’artista è un luogo impalpabile posto a metà strada tra il reale e l’etereo, che restituisce alla nostra visione seducenti esseri femminili dalle sembianze ora più marcate, ora più evanescenti e finanche oniriche.
Bianchi impagina la bellezza e la sensualità, ritraendo il volto di donne dai tratti talvolta idealizzati, conformi al modello dominante nell’immaginario collettivo a partire dalla mitologia classica fino alla moda e all’universo mediatico contemporaneo, donne che vogliono essere femmine fino in fondo all’anima, ma lo sono in modo discreto, talvolta anche ammiccante, ma sempre estremamente misurato.
Non mancano, tuttavia, nella sua produzione anche volti di donna contemplativi, riflessivi, che rimandando a significati alti e che ci conducono ad un livello tutt'altro che fisico.
Un principio di sintesi sottende la creazione delle immagini e si riflette nell’essenzialità del tratto che definisce i primi piani dei volti, ripresi con tagli particolari, in alcuni casi fortemente ravvicinati, nei quali la scelta delle cromie e la evidenza dei segni stravolgono le fisionomie reali imprimendo alle figurazioni un’evidente semplificazione.
Talvolta le anatomie vengono quasi esclusivamente delineate dal colore, che è steso attraverso gli evidenti percorsi del pennello, talvolta si rilevano dettagli più accurati nei particolari dei volti, resi con deciso stacco cromatico, nelle rosse labbra, negli occhi espressivi e nelle ciglia, nei capelli che incorniciano e a volte invadono il viso.
L’impasto cromatico di sfondo, d’altro canto, quando più uniforme e pacato, quando più denso e vibrante, viene applicato in stesure decise eppur sfrangiate, non di rado stracciate dalla spatola che gratta e incide la superficie pittorica, graffiandone via il colore.
Balza subito all’occhio quanto il linguaggio formale di Bianchi sia ulteriormente intensificato, arricchito e vivacizzato da macchie cromatiche e spruzzi di colore, da interventi di dripping memori della gestualità e della spontaneità tipici dell’espressionismo astratto.
L’artista sfrutta qui pienamente l’irrazionalità che caratterizza questa tecnica e attraverso lo sgocciolamento dei colori, che non è del tutto controllabile e crea immagini impreviste ed imprevedibili, si concede di uscire dagli schemi delle regole artistiche, esprimendo liberamente le proprie sensazioni come soddisfazione di un predominante bisogno interiore.
Non manchiamo di personalmente osservare, tuttavia, che spesso Bianchi ama operare le sgocciolature di colore, così come alcuni interventi di incisione del supporto gessoso, secondo linee fra loro perpendicolari, quasi come se, pur nella espressività assolutamente libera che connota il dripping, avvertisse il bisogno di ricorrere a un velo di geometrismo che sia in grado di riportare, in qualche modo, ordine e misura alla composizione.
Un’altra notazione che ci pare interessante, ciò che ulteriormente depone a favore della originalità dell’artista, riguarda il particolare supporto utilizzato per le opere: tralasciando l’usuale grana della tela e la fine compattezza della tavola, Bianchi crea infatti spesse basi di gesso e colla vinilica, integrate in telai di legno all’uopo da lui stesso costruiti.
In questo modo, da un lato ottiene un elemento di grande valore plastico, dotato di una propria funzione espressiva, tanto da potersi considerare a tutti gli effetti parte integrante dell’opera, dall’altro, grazie alla complicità materica del gesso, va a ricavare una superficie irregolare e rugosa che dona, peculiarmente ad alcune sue creazioni, suggestivi effetti che sembrano ad un primo approccio richiamare nella resa pittorica certi affreschi antichi.
Ad una analisi superficiale delle opere realizzate in questi anni, il progetto creativo di Alessandro Bianchi sembrerebbe voler depistare chi cerchi di delimitarne precisamente l’identità poetica e stilistica, tuttavia, ciò che a uno sguardo approfondito sembra emergere nella giovane storia della sua produzione artistica, è una evoluzione costante ed indubbiamente coerente. In tutta onestà, noi riteniamo che sia giunto ad un punto fondamentale della propria ricerca artistica: certo non un traguardo definitivo, ma sicuramente un punto fermo assai apprezzabile che ne caratterizzerà positivamente i successivi sviluppi.

Stefano Barbieri
(Victoria Art Promotion)



 
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