GINO ROMITI



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La biografia di Gino Romiti, ormai nota ai più, merita tuttavia una breve menzione. Di origine modesta, senza possibilità di compiere studi superiori è costretto fin da giovane ad aiutare economicamente la sua famiglia senza tralasciare la sua innata passione per la pittura. Appena sedicenne riesce ad entrare alla Scuola di Guglielmo Micheli a Livorno, considerata una vera e propria fucina dell’arte, grazie alla quale entra in contatto con artisti del calibro di Llewelyn Lloyd, Amedeo Modigliani e Giovanni Fattori.
La sua carriera artistica è da subito connaturata dalla partecipazione ad importanti esposizioni tra cui la Permanente di Milano, la biennale di Venezia, l’ Internazionale di Bruxelles. Nel 1920 è tra i fondatori del Gruppo Labronico che nascerà proprio nel suo studio e di cui sarà poi presidente dal 1943 al 1967. E’ questo il periodo nel quale le sue opere saranno influenzate maggiormente dall’esperienza divisionista, con tematiche di soggetti livornesi come le pinete di Ardenza o paesaggi marini; grazie al suo interesse per il mare rappresenterà anche opere singolari raffiguranti il fondo marino. Purtroppo lo scoppio della prima Guerra Mondiale lo porta a combattere in Albania dove esegue numerosi disegni ispirati al paesaggio e alla vita militare. La sua notevole attività espositiva proseguirà nel 1922 con la partecipazione alla prima edizione della Primavera Fiorentina, mentre ricordiamo l’ultima sua personale, la quarantacinquesima, avvenuta a Siena presso la Galleria “La Balzana” nel 1964; molte saranno le sue Retrospettive. (cit. Catalogo Ferdinando Donzelli- Cappelli Editore- Gino Romiti - Biografia- Mostre ed esposizioni)
Uomo di grandissima fede e di estrema sensibilità d’animo Gino Romiti riesce ad esprimere attraverso una delicatezza pittorica, poetica e al tempo stesso realistica, la luce del “vero” equiparandola alla luce di Dio. Infatti Romiti non fu soltanto un grande artista, ma anche un uomo di profonda spiritualità e religiosità, tanto che nella sua interpretazione pittorica della “vita” si rifletteva questo suo spirito cristiano di accettazione, di fede. I suoi magnifici paesaggi godevano di “luce propria” , la natura fu sempre la sua fonte d’ispirazione, in essa vi trovava la purezza, la pace, la serenità e ne esprimeva con semplicità ed entusiasmo ogni aspetto cromatico. Struggenti sono i tramonti o le sue marine avvolte da atmosfere lunari, memorabili i suoi giardini fioriti o le splendide ulivete, ma anche i notturni sulla coste livornesi, le sue opere sono veri e propri inni alla vita.
“Luce e cromatismi sono elementi essenziali di notevole effetto presenti in tutte le opere proposte da Gino Romiti , siano esse “Marine” , “Notturni” o “Campagne”. La rappresentazione della luce e delle sue varianti cromatiche è elevata a protagonista e diviene elemento focale; la resa della luce rende tutto dorato esaltandone le forme ed il contenuto: impressione di cromie vibranti e giochi di luce intensi e reali si fondono in una sinfonia d’insieme che richiama al silenzio, alla riflessione, talvolta alla preghiera. La forma di un albero in solitario, piuttosto di un cancello in notturno o di una mareggiata può assumere aspetti diversi in base alla sua illuminazione a seconda che si veda in controluce o frontalmente; nel primo caso generalmente a occhio nudo è difficile percepirne sia il volume che il colore nel caso contrario può essere arduo coglierne la corposità del volume per effetto dell’alternanza di zone di luce e di ombra. Ma tutto questo, quasi miracolosamente, non accade nelle opere di Romiti: la luce,sapientemente calibrata, tutto esalta, dai volumi ai piccoli particolari, e niente impedisce, anzi permette di andare oltre, oltre al contenuto prettamente figurativo, anche se magistralmente eseguito. La luce induce alla meditazione, suggerisce una fermata di arresto all’inquietudine dell’animo umano, esorta l’uomo a valutare la sua esistenza rapportandola all’Universo. Quell’Universo che viene identificato simbolicamente dallo spettacolo della natura, considerato elemento perfetto e sublime della creazione Divina, a cui l’uomo assai inferiore non può che portare rispetto con umile accettazione. (Alessandra Rontini)




 
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