TIZIANA DE FELICE



TIZIANA DE FELICE www.tizianadefelice.net
tizianadefelice@alice.it

Medico chirurgo specializzata in Anestesia e Rianimazione. Specializzata in Omeopatia
Laureata in Storia delle Religioni.
Ha praticato per anni, Danza classica e moderna.
Diplomata alla Scuola di Dizione e Recitazione diretta da Enzina Conte. Ha fatto parte della Compagnia Teatrale Vertigo di Livorno. Attualmente frequenta il Laboratorio teatrale “..essere o non essere, attori” della Fondazione Goldoni di Livorno
Corsi di canto e tecnica vocale presso il teatro Vertigo di Livorno sotto la guida dei maestri: ,Marco Voleri e Maddalena Adorni, Stefano Brondi e Donatella Pellegrini.
Ha studiato per alcuni anni pianoforte e attualmente chitarra classica con Alessio Masoni.
Scrive brevi racconti e poesie ed ha conseguito vari successi con le stesse riportando premi e segnalazioni( Menzione Nazionale e 2° classificata del premio INAIL “Il lavoro femminile”, Premio Poesia C.Pavese nel 2006). Molti suoi racconti fanno parte di raccolte. E’ membro del gruppo Qwerty (laboratorio di scrittura) con cui ha pubblicato nel giugno 2012 un racconto nella raccolta Sessoscritto (Erasmo ediz)
Dipinge da autodidatta da circa 20 aa. Più recentemente ha avuto fra i suoi maestri Luca Bellandi. Ha partecipato a numerosi premi e concorsi nazionali riportando importanti consensi di critica e pubblico e vari premi e segnalazioni.
Numerose mostre collettive, personali in tutto il territorio nazionale e importanti mostre mercato come: Parma, Genova, Padova, Montichiari (BS) PROPONENDO (Forte dei Marmi), Galleria Europa (Patrocinio Comune di Lido di Camaiore). Alcuni quadri si trovano in collezioni private(Londra, Mosca, Milano).
Ha partecipato a 8 edizioni del Premio Borgiotti – Rotonda Ardenza riportando nel 2000 e 2006 il Premio Arte a Livorno.
E’ uscita nel 2009 la prima Monografia per conto di Petrartedizioni, presentata presso la Gaia Scienza.
TIZIANA DE FELICE TIZIANA DE FELICE TIZIANA DE FELICE TIZIANA DE FELICE

"Tiziana De Felice vive intensamente e con ammirevole dignità espressiva il suo fecondo dialogo con l’arte, nelle sue più rilevanti manifestazioni, siano esse pittura, musica o poesia.
Al di là di avvilenti alchimie e di squallide iterazioni, che sanno di inutile quanto stanca epigonia, la pittrice(o per meglio dire, l’artista) apre a noi, con spontaneità ed innocente candore, la sua anima, tra sofferenza e gioiosa partecipazione al dono di vivere e di esprimere le mille ed una emozioni che, di volta in volta, la varietà dell’esistenza suggerisce.
La De Felice, tra cielo ed abisso, tra ansia di bellezza e ricerca di una dimensione esistenziale ed umana, oggi spesso compromessa dalla nostra stessa supercifialità e pochezza spirituale, dipinge figure femminile che inseguono un vitale bisogno di affrancarsi dal loro isolamento e di attenuare la solitudine, e, al tempo stesso, sono sempre dolci bimbe che aspirano a cieli azzurri, i quali, soli, danno amore ed un significato all’esistere. La pittura dell’artista livornese è un continuo alternarsi dinamico di chiarori ed ombre.
Tra estasi inebriante della luce e di spazi incontaminati ed infiniti, dove i sogni si tingono d’eterno ed amoreggiano colle delicate illusioni, che possiedono una loro seducente, intrinseca verità e fascino ispiratore, e la sofferenza(che ogni vero artista reca dentro di sé, come costante ontologica).
Questa, di tanto in tanto, assedia il nostro castello fatato, che mai si arrenderà al provvisorio ed al temporaneo, ed assume l’aspetto ora di acute angosce, ora di tormentosa inquietudine, nelle dolorose ombre del quotidiano.
Ma, anche se noi siamo “della stirpe di chi rimane a terra” colla pittrice ci leviamo in volo, oltre l’arida brughiera e gli steccati che avviliscono, verso i templi sereni delle Muse, come ben significano le sue “aperture” spaziali e temporali che si avvalgono di un cromatismo dalla notevole intensità emozionale, quasi tutto fosse un delizioso mondo iperuranio, “altro” dal contingente, dove fantasticare, sognare, vivere ed amare totalmente e consapevolmente. Tra il trepido tumulto dei ricordi e la sete estrema, forse, talora, scomposta, di rinvenire il nostro autentico “ubi consistam” gratificante ed esaustivo. Così la De Felice parla “col cuore in mano” per un implicito messaggio di concordia, di speranza, di condivisione, di calore umano, e, soprattutto, invito a credere nella “favola bella/che ieri/t’illuse, che oggi m’illude,/o Ermione”.

Giorgio Rota

 
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